Come far addormentare i bambini e i neonati? Questa è la domanda che si fanno tutti i neogenitori. Dormire è importante quanto mangiare e respirare, ma lo si capisce solo quando si diventa mamma e papà (e si inizia a sperimentare la deprivazione del sonno).
Avete presente la frase “tu non sei genitore, non puoi capire”? Chi non ha figli spesso si sente offeso da questa affermazione, ma la verità è che manca un pezzo. La frase corretta è questa: “Tu non sei genitore, non puoi nemmeno immaginare la stanchezza che si prova a crescere un bambino, soprattutto quando si riposa male la notte”.
Ma esiste un metodo o un trucco che ci insegni chiaramente come far addormentare un bambino o un neonato? La risposta è NO. Non esiste un metodo unico e infallibile, non esiste la bacchetta magica, ma possiamo andare per tentativi e trovare il metodo giusto per il nostro bambino.
Sicuramente, e lo dico con assoluta certezza, non dovete ascoltare chi vi suggerisce di lasciar piangere i bambini. Un bambino di 1 mese (ma anche 3 anni), non piange perché è viziato, ma per esprimere un bisogno. E’ vero che a 3 anni molti bambini sanno esprimersi, ma anche in questo caso non tutti sono in grado di esprimere chiaramente le proprie emozioni.
Assecondare un pianto di tristezza (che è diverso da un capriccio, lo dovreste facilmente riconoscere anche dal contesto), significa comunicare al bambino “stai tranquillo, io ci sono”. Più il bambino si sentirà accolto, e più crescendo riuscirà a staccarsi serenamente dai genitori. Al contrario respingerlo lo renderà profondamente insicuro e bisognoso d’affetto.
Iniziamo dalle basi.
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Come funziona il ciclo del sonno nei bambini?
Il ciclo del sonno dei bambini e dei neonati procede secondo queste fasi: sonno leggerissimo- sonno leggero- sonno profondo- sonno leggero- sonno leggerissimo. Il ciclo completo si sviluppa più o meno in un’ora e ogni fase dura all’incirca 10 minuti. Alla fine del ciclo il bambino può svegliarsi o continuare a dormire e ricominciare dall’inizio.
I neonati trascorrono molto tempo a dormire, più il bambino è piccolo e più deve dormire. Tra una nanna e l’altra ci sono le finestre di veglia, si tratta in pratica del periodo di tempo in cui il bambino rimane sveglio. Le finestre di veglia aumentano con il passare dei mesi, secondo questo schema indicativo:
- 3 mesi: 1-2 ore
- 6 mesi: 2-3 ore
- 9 mesi: 2-4 ore
- 12 mesi: 3-4 ore
- 18 mesi: 4-6 ore
Ogni bambino, come ogni adulto, è diverso. Ad esempio a 9 mesi un bambino può aver bisogno di fare un riposino a metà mattina, altri invece non ci riuscirebbero, perciò faranno il riposino subito dopo la poppata “del pranzo”. La cosa importante è provare a metterlo a letto, soprattutto prima che la sua stanchezza diventi eccessiva.
Un trucco importante è infatti quello di anticipare il bambino, prima che il sonno prenda il sopravvento e che questo scateni pianti incontrollati. Finché sono piccoli siamo noi adulti a doverlo “guidare”, perciò se sappiamo che alle 10.30 inizia ad avere sonno e non riuscirebbe a tirare fino a mezzogiorno, dobbiamo ricreare le condizioni giuste per la nanna. Se non lo facciamo, il piccolo inizierà a innervosirsi, magari piangerà, e si creereanno di conseguenza tutte le condizioni che renderanno impossibile l’addormentamento (esattamente quello che vogliamo evitare).
Perché si sveglia piangendo?
A casa o in vacanza, spesso i bambini si svegliano piangendo. I motivi possono essere diversi: si svegliano ma non riescono a riconnettersi alla realtà, oppure hanno completato un ciclo del sonno ma non sono riusciti ad agganciarsi al successivo, oppure hanno fatto un incubo. Cosa fare in questi casi? Potete aiutarli a tranquillizzarsi con un oggetto che conoscono e associano alla nanna, potete rassicurarli e riaccompagnarli dolcemente al sonno, oppure potete tranquillizzarli con un po’ di latte.
Sfatiamo un mito
Non è vero che più il bambino rimane sveglio e più dormirà, al contrario più un bambino starà sveglio, più produrrà cortisolo (l’ormone dello stress) e meno riuscirà a dormire. Non a caso esistono i bambini definiti “dormiglioni” e i bambini che non dormono mai.
Attenzione ai segnali! I bambini molto piccoli non sono ancora in grado di comunicare a voce che hanno sonno, però fanno dei gesti istintivi che dobbiamo imparare a riconoscere: alcuni sbadigliano, altri si stropicciano gli occhi, altri ancora si toccano nervosamente l’orecchio. Imparare a riconoscere questi segnali ci aiuterà a interpretare il pianto del bambino e a rispondere in maniera adeguata.
Come far addormentare i bambini e i neonati:
Creiamo una routine
Non serve niente di complicato, può bastare il pupazzetto del cuore, un libretto o una ninna nanna, qualcosa che il bambino possa automaticamente associare al dormire e lo rassicuri.
L’idea in più: quando notate che un pupazzo diventa il preferito del vostro bambino, comprate un pupazzo identico e alternateli in modo che si usurino allo stesso modo. Sarà fondamentane nel caso doveste smarrirne uno.
La maglietta della mamma
Come dicevo all’inizio, i bambini sono tutti diversi, alcuni preferiscono addormentarsi tra le braccia della mamma, altri no. Alla nascita del proprio bambino bisogna fare i conti tra il bambino immaginato e il bambino reale, assecondando le reali esigenze del piccolo. Ci sono bambini ad alto contatto che vogliono dormire solo tra le braccia della mamma (o del papà) e bambini che invece preferiscono la culla. Per aiutare questi ultimi a tranquillizzarsi possiamo appoggiare una maglietta (usata qualche ora in modo che abbia il profumo della mamma), nella culla.
Non si tratta di una pratica sconveniente o di cattiveria pura, stiamo parlando di bambini che non si addormentano tra le braccia dei genitori e che dobbiamo assecondare nella loro peculiarità. Naturalmente è necessiario verificare sempre che la maglietta non copra mai le vie respiratorie, soprattutto se i bambini sono molto piccoli.
Il rumore bianco
Un altro piccolo stratagemma per far addormentare i bambini consiste nell’utilizzare il rumore bianco (si possono usare le apposite macchine o i video su internet). Il rumore bianco non sostituisce la ninna nanna, aiuta però a rilassarsi e a coprire tutti i rumori di sottofondo che possono distrarre, svegliare o innervosire. Come funziona? Il rumore bianco è un rumore apparentemente fastidioso che però copre tutte le frequenze isolando completamente i rumori che possono essere fonte di disturbo. Questa tecnica è indicata sopratutto nella fase dell’addormentamento, oppure se si abita in una zona molto rumorosa.
Come comportarsi in vacanza?
Dipende dall’età del bambino, nei primi 2 anni suggerisco di mantenere la stessa routine di casa. Con questo non voglio dire che bisogna rinunciare a tutto per il proprio piccolo, ma aiutarlo ad addormentarsi anche se si è fuori casa. Di solito fa il riposino a metà mattina? Aiutiamolo ad addormentarsi anche in spiaggia o in piscina. Avete in programma un’uscita a cena?
Cercate di prolungare un po’ il riposino pomeridiano in modo che il bambino non arrivi al ristorante carico di nervosismo. Sfruttate la macchina, la fascia o il passeggino per favorire la nanna anche quando si è in vacanza.
Il trucco in più: portate con voi il suo pupazzetto del cuore, la maglietta della mamma o il cuscino dal quale non si separa mai. Sono piccole accortezze che lo aiuteranno a tranquillizzarsi anche se non si trova nel suo lettino.
Attenzione al pavor notturno!
Se il bambino piange disperato ma ha gli occhi chiusi (o al contrario sbarrati) e non risponde alle vostre domande, se quando cercate di rassicurarlo si irrigidisce e urla ancora di più, potrebbe soffrire di pavor notturno (terrore notturno). Il pavor notturno è abbastanza frequente nei bambini di 2 o 3 anni e scompare autonomamente (ma può protrarsi fino ai 12 anni). Si tratta di un disturbo comune, paragonabile all’insonnia, e infatti il miglior rimedio consiste nel mantenere la calma e non intervenire se non con qualche parola dolce e rassicurante. Il bambino in 10-30 minuti tornerà a calmarsi e a dormire profondamente, mentre al mattino non ricorderà l’episodio.